Italianotizie del 23 settembre 2009
Braccianti, compagni, òmini e fimmini, arrivò u poeta; vi purtavu a verità nte chianti di manu, pigghiatavilla. [Braccianti, compagni, uomini e donne, è arrivato il poeta; vi ha portato la verità nelle palme delle mani, prendetela!]
Queste sono le parole di Ignazio Buttitta, ma sono anche le parole di quel dicitore terragno e sanguigno che è il ragusano Ciccio Schembari. Il narratore, l’attore, il conversatore Schembari sa comprimere la verità in una singola sillaba, in un mezzo tono di voce o in un ghigno sardonico come pochi attori sanno fare.
Domenica 27 settembre alle 19,30, organizzato dal Centro Culturale Permanente Paulu Maura, nei locali del Circolo di Cultura “Luigi Capuana” di Mineo si terrà una lettura di brani letterari che hanno a che fare con la Sicilia, con le sue contraddizioni e i suoi quotidiani eroismi, brani che percorrono più di cent’anni di storia dell’isola.
Si può raccontare la storia attraverso la poesia? Si può afferrare la verità grazie al suono della parola detta? Evidentemente sì. «Di verità ce n’è tante e ognuno ha la sua» – dice Ciccio Schembari – «io, la mia verità, me la sono cercata dove m’è piaciuto cercarla: da Ignazio Buttitta, da padre Carmelo [personaggio del libro di Abba “Da Quarto al Volturno”, nda], da Vincenzo Rabito.»
Se la Sicilia è la metafora per antonomasia, come la si può capire con gli strumenti della scienza sperimentale? Le metafore si possono afferrare solo attraverso l’arte della parola e del sentire. La poesia spiega le realtà possibili e arriva a risolvere la metafora Sicilia facendo vibrare il nervo delle passioni, della rabbia e dell’amore, descrivendone l’essenza oltre l’apparire delle cose. In definitiva in campo letterario quest’ultimo secolo (un secolo e mezzo a dire il vero) non è stato altro che il tempo del maturare di questa profonda coscienza.
Alla vigilia dello spettacolo scambiamo due parole con l’interprete.
«Molte delle poesie scelte per il recital sono di Buttitta…»
«Ho incontrato le poesie di Buttitta negli anni settanta, me ne sono innamorato per il senso di lotta che ispiravano e spesso le ho lette ai compagni anche del Nord, alla scuola della CGIL di Ariccia durante i corsi di formazione sindacale. Non pensavo allora di fare l’attore narratore.»
«Le giovani generazioni a stento conoscono il nome di questo grande siciliano. Ricordo la sua voce, la prosodia pacata ma ferma e severa del poeta. Tu ne hai un ricordo diretto?»
«Ho conosciuto Buttitta personalmente, l’ho sentito recitare le sue poesie a Ragusa ma anche a Bologna, in siciliano. L’ho visto e sentito per l’ultima volta nel 1988 ai Giardini Iblei di Ragusa Ibla in occasione de L’angolo della poesia…»
«Vent’anni fa. Come hai pensato ad uno spettacolo che usasse soprattutto la voce di Buttitta per raccontare la nostra storia?»
«In quell’occasione il poeta spiegò la genesi della poesia Lettera a una madre tedesca, che io registrai, poi per decenni l’ho messo da parte. Capita sempre che, anche le cose che si amano, si mettono da parte. Se ne amano di nuove, si fanno nuove esperienze e capita, talvolta, che si ritorna sui vecchi amori più maturi, più ricchi. Così, per caso, ripresi in mano Buttitta e mi accorsi che attraverso le sue poesie ha raccontato un secolo di storia della Sicilia. C’era da accogliere degli amici del Nord e così è nata questa raccolta e questo intrattenimento.»
Buttitta non è il solo autore che Schembari usa nello spettacolo. Nella splendida cornice del Circolo si udiranno Cesare Abba, testimone dell’impresa dei Mille, Vincenzo Rabito, scrittore contadino di Chiaramonte Gulfi pubblicato postumo e divenuto un caso letterario per i tipi dell’Einaudi e, l’ospite immancabile vista la cornice dell’evento, Luigi Capuana.
Sciascia, Bufalino, Consolo, Camilleri, D’Arrigo, Vittorini, Bonaviri, Verga, De Roberto, Patti, Capuana, Quasimodo, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Brancati, Bufalino ecc., la Sicilia è stata raccontata da numerosi scrittori isolani che si sono espressi in italiano o talvolta in siciliano, grandi voci che hanno raccontato la verità di una terra aberrante e meravigliosa.