La Sicilia - 27 aprile 2011
Il 21 gennaio è uscito un articolo dedicato alla proiezione di "Goor" a Mineo.
«Goor» di Alessandro De Filippo sarà presentato il Primo Maggio a Mineo
La verità e la finzione sui viaggi dei clandestini
I tg ci bombardano di cifre ma la realtà non è solo quella
di Maria Lombardo
CATANIA. «Goor» è un documentario di 62’ sul tema dell’immigrazione. Si sviluppa in tre fasi. La prima, di finzione, è la storia che tutti sis aspettano: immigrati sul barcone che non hanno acqua da bere, il motore rotto. Poi la scena dello sbarco. Appena sbarcano, vengono trovati dalla polizia.
La fiction qui s’interrompe bruscamente e c’è una sequenza tratta dai telegiornali che ci mostra il bombardamento mediatico.
Tg che danno numeri in maniera quasi ossessiva. Poi comincia il vero e proprio documentario in cui si sentono le storie degli immigrati dalla loro voce, storie che non hanno niente a che vedere con i tg e con la fiction e trattano di integrazione, di studenti, di lavoratori che sono qui a vivere semplicemente. «Costruiamo prima quest’effetto di uniformità con quello che il pubblico si aspetta e poi creiamo un momento di sorpresa » dice spiega Alessandro De Filippo. Il documentario è stato realizzato dal laboratorio multimediale della Facoltà di Lettere e Filosofia (la.mu.s.a.) dell’Università di Catania e da Casa dei Popoli del Comune di Catania; finanziato con un progetto F.E.I. (Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini di Paesi terzi). Recentemente presentato alla quinta edizione dell’International Journalism Festival di Perugia, sarà proiettato nella piazza centrale di Mineo, il primo maggio, per un incontro organizzato dal Centro culturale permanente Paulu Maura. La proiezione permetterà un momento di confronto sul tema dell’immigrazione in un luogo simbolicamente importante come il "Villaggio dell’accoglienza", di cui tanto i telegiornali nazionali hanno parlato in queste ultime settimane.
«Noi comunque - dice l’autore - alle polemiche politiche ci sottraiamo, perché non ci interessa entrare nell’arena quotidiana.
Il discorso di "Goor" è proprio su un altro piano, più etico e sociale che politico ».
«Goor» - dice De Filippo - dà agli spettatori la storia che vogliono, li accontenta e li coccola, in un primo momento. Peccato che poi si premuri di ricordare a tutti che si tratta di finzione, che il cinema, tutto il cinema, proprio per la sua tecnica audiovisiva, proprio per il suo linguaggio di immagini visive e sonore, si propone come un’immensa successione di illusioni ottiche e acustiche. Il suo linguaggio, che è nella sua forza di persuasione, impone una precisa debolezza e passività dei fruitori.
Il problema si pone quando il pubblico cinematografico dona la stessa sospensione dell’incredulità anche ai telegiornali e ai programmi televisivi di approfondimento.
Così la mistificazione che mescola realtà e finzione, che confonde deliberatamente sincerità e menzogna, informa il buio nella mente dei mostri della ragione.
È questa la radice del problema, la confusione tra piani narrativi, che rende l’informazione spettacolo e lo spettacolo notizia.
"Goor" prova a dirimere quest’abbraccio colpevole, prova a trasformare la semplicità in complessità. È necessario che gli spettatori lavorino, fatichino, si mettano in gioco nella negoziazione dei significati».
[da La Sicilia, p. 24 - 27 aprile 2011]