L'Untore delle chiacchiere
Aprile 2002
Dall'editoriale di Alessio Galeno
«Agli occhi dell'illustre lettore dalla critica tagliente, che presta attenzione alle righe contenute in questo opuscolo, tutto ciò sembrerà la solita cosa dei carusi o mantenendosi ancora più distaccato, i soliti chiacchirj è probabile che il nostro disincantato lettore non si sbagli poi così tanto, dal momento che proprio di cosi di carusi si tratta e proprio di chiacchiri sono pieni i fogli in questione. Sosteniamo, tuttavia, che ci sia bisogno, magari di tanto in tanto, che carusi noi, vale a dire persone abbastanza giovani (e non solo anagraficamente), si ricerchino degli spazi propri, in cui poter esprimere la qualsivoglia chiacchiera passi loro per la testa. L'untore altro non vuole essere che il modo più semplice, immediato e libero di espressione del pensiero, dell'opinione, del punto dl vista di chi si cimenta a scrivervi, il cui fine è anche ma non solo quello della chiacchiera, ma è soprattutto quello del confronto, del dialogo con la realtà che, vivendoci dentro, gli è vicina fisicamente ma che per diverse ragioni, troppo spesso gli risulta lontana. Una risposta, insomma, alla mancanza di luoghi di confronto nella realtà dei paese, che più che essere dovuta a chissà quali difficoltà ed impedimenti oggettivi, molto spesso è figlia di uno strisciante retaggio culturale per certi versi bigotto (piuttosto che avere il coraggio di esprimere le proprie convinzioni personali, meglio non dire, oppure dissimulare la propria opinione per non perdere il credito di coloro che la pensano diversamente, o ancora peggio, nun fardati scumazza tantu nun cancia nenti). È lo stesso meccanismo che ci spinge a riprendere l'esperienza del Centro Culturale Permanente Paulu Maura. La necessità di trovare uno spazio di socializzazione, di costruzione di esperienze, di concretjzzazione di attività, che impieghino parte del tempo libero di ognuno di noi in una maniera diversa e più proficua dalla troppo 'tristemente' nota passiata a faraparta. Le premesse per la stesura del giornalino non sono ambiziose e i temi non saranno né scelti, né trattati con chissà quale raffinatezza o acume; se è questo quello che il nostro lettore si aspetta, rimarrà presto deluso. Più semplicemente, si pensi ad una bacheca in cui chiunque può affiggere liberamente quello che ritiene opportuno sapendo che le probabilità di dire cose pertinenti e sensate possono essere molto minori di quelle di sparari mmmh… insomma avete capito cosa; ma vale la pena correre il rischio. Si parlerà di tutto ciò che il nostro mondo, quello giovanile, ci suggerisce, spaziando dalla musica allo sport, dalla televisione all'arte, dalle questioni letterarie ai temi di attualità, non dimenticando il doveroso interesse e l'altrettanto doverosa presa di posizione verso le vicende politiche, sopranazionali, nazionali o locali che siano, rimanendo pur sempre nettamente distinti rispetto a qualsiasi colorazione di partito, ma non disdegnando tuttavia, nel nostro piccolo, anzi, nel nostro microscopica, la possibilità di offrire uno spunto, un'idea, un suggerimento a qualsiasi persona lo ritenesse utile. In questo abbiamo una visione dell'associazione quale fonte di idee sane a cui anche la politica può accostarsi, antitetica magari e quindi distante da quella di qualche politicastro di turno che vede nel fare associazionismo la demagogica costruzione di serbatoi di voti che al momento opportuno possono essere oculatamente ed adeguatamente indirizzati. Visione distorta dell'associazionismo? Si, ma purtroppo anche visione distorta del far politica, la quale paradossalmente però diventa quella accettata dai più e quindi quella giusta. Non mi resta che ricordare dunque, al tanto cinico nel giudicare quanto rispettabile lettore, che non può che augurarsi che esperienze come questa crescano e si moltiplichino in una realtà come quella menenina, perché, se mi si concede un uso improprio del bene o male purché se ne parli del buon Andreotti (buono si fa per dire...), bene o male purché si parli. Quando anche queste sporadiche fermentazioni taceranno, vorrà dire che i giovani a Mineo non avranno più niente da dire o, cosa ancor più triste, che non ci saranno più giovani. E se non siamo ancora arrivati a questo punto, beh, la strada che si sta battendo non sembra quella sbagliata. »
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