L'Untore che verrà
Febbraio 2003
Dall'editoriale di raffaele Tumino
riFondazione Feudale
«Come cittadino, come uomo di scienza e di cultura, come ex amministratore della res pubblica, sono rimasto profondamente offeso e umiliato da un gesto a dir poco scabroso perpetrato da una volontà politica che rasenta il sopruso e l'illegalità. Quanto è accaduto a Mineo, potrebbe definirsi come il ritorno al feudalesimo. Con Determina Sindacale del 4/112002 n.14, il Sindaco del Comune di Mineo (Giuseppe Mirata, già candidato al Senato e alla Regione Siciliana nella lista "Italia dei Valori "... sic!) ha reso esecutiva una Delibera del Consiglio Comunale (ma tutti i componenti dell'opposizione erano assenti!) del 3111/1998 n. 73 (la notizia è stata data il 25/11/2002 attraverso emittenti televisive locali ma sia detto: notizia lesi I va dei diritti all'informazione completa e obiettiva) nella quale, accogliendo SUPINAMENTE le condizioni dettate dallo scrittore, tradotte e poi contemplate nello Statuto, si istituzionalizza la "fondazione Giuseppe Bonaviri" (il noto scrittore di origini menenine ancora in vita, più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura) i cui componenti del Consiglio d'Amministrazione (quattro su sette) e del Comitato Scientifico (tre su sette) SONO ELETTI A VITA avvalendosi persino del PRINCIPIO DI EREDITA' della carica e della funzione svolta da ciascun componente eletto a vita (artt. 6 e 7 dello Statuto della Fondazione). In più la Fondazione percepirà la somma di Euro 15.000 annue per nove anni, di Euro 25.000 all'atto di nascita della Fondazione, di Euro 5.000 per tutte le spese di registrazione, aggiungendovi l'acquisto i un immobile (casa) in cui lo scrittore è nato oppure è stato d'ambiente per un romanzo (artt. 6, 7,11 e 13 dello Statuto poi rispettati integralmente dalla Delibera C. C. n. 73). Ancora: i componenti eletti a vita nel C. d. A. e nel Comitato Scientifico (scelti dallo scrittore), sentita la volontà dello scrittore, possono sciogliere la Fondazione qualora il Comune non provvederà al sostentamento della stessa, liberando lo scrittore da qualsiasi impegno nei riguardi della città per quanto riguarda la donazione e la consultazione di tutte le carte, i manoscritti, le lettere, i diari e i volumi editi e inediti dello scrittore. Non mi sono mai opposto all'idea che possa nascere in questo paese un prestigioso osservatorio culturale che potrebbe essere un'occasione di crescita per un paesino la cui risorsa formidabile è un turismo culturale, ma da ex amministratore, da cittadino, da uomo di cultura, mi sono opposto in modo deciso e senza alcun indugio alla "logica feudale" su cui si regge quello Statuto che viene accettato SUPINAMENTE dal Consiglio Comunale, dall'Amministrazione, dal Sindaco. Mi sono opposto sin dal primo giorno del mio incarico di Vice Sindaco e Assessore di questa comunità (incarico conferitomi il 4/12/1998), opponendomi con tutte le forze e le forme dell'esercizio democratico anche con una Lettera Aperta al Sindaco e ai Consiglieri di maggioranza dell'alleanza (Lettera del 14/2/2000, n. prot. 1606), avanzando persino proposte di modifica e di miglioramento (la soppressione dell'elezione a vita e del principio d'eredità di tutti i componenti escluso il figlio o un componente della famiglia dello scrittore; l'elezione di nove consiglieri anziché sette in modo tale che la maggioranza e il controlla fosse a favore della comunità o delle rappresentanze istituzionali; l'eleggibilità di tutti i componenti del C.d.A. e del Comitato Scientifico ogni quattro anni). E continuo ad oppormi! Proposte disattese! Volutamente disattese! Sono stato linciato moralmente e persino minacciato... Con le mie dimissioni dall'Esecutivo il mese di marzo c. a. per "incompatibilità politiche e programmatiche", l'intera Amministrazione e il Sindaco sollevata dalla coscienza critica rappresentata da me medesimo, non ha fatto altro che rendere esecutiva quella Delibera SOTTOMENTENDOSI a tutte le condizioni "feudali" dello Statuto. Nel denunciare una simile "logica feudale" come ignobile e infida, antistorica e antidemocratica, le domande che continuo a sollevare a me stesso e a voi sono le seguenti: è concepibile che una Fondazione ispirata a quei principi feudatari (o massonici, o massonico-mafiosi?) possa valersi per la sua stessa funzione del denaro pubblico? è possibile che il Sindaco, un'intera Amministrazione, la città intera, e tutta la comunità degli studiosi ignara di quanto sta accadendo, possano SOTTOMETTERSI SUPINI a quelle condizioni? La volontà politica di un'Amministrazione "di parte", anche se eletta a maggioranza, può prescindere dalla nostra Costituzione democratica e può prescindere da tutte le lotte sostenute per l'esercizio dei diritti, per la libertà (anche nella conoscenza e l'informazione) come la prova convincente dell'abbattimento dei privilegi dì classe e di censo? Immaginate, cari Amici, se i componenti del Consiglio Superiore della Magistratura o quelli del Consiglio d'Amministrazione della RAI o di qualsiasi altro organismo pubblico (finanziato con il denaro pubblico!) siano ELETTI A VITA avvalendosi persino del PRINCIPIO D'EREDITÀ della funzione! Non vi sembra, cari Amici, che sia inaccettabile e intollerabile quel 'principio feudale"? Non Vi sembra che sia il caso di concentrare l'attenzione su questo episodio? Credo che non possa essere liquidato come un "episodio di vita politica locale"! Qui ci stanno di mezzo uno scrittore di fama mondiale, principi del Foro, decani dell'Università, chiarissimi ex Rettori. Accademici dei Lincei e persino un Senatore.»
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