Dicembre 1993
1693/1993 Terremoto
Pièce teatrale
«Un giorno a lezione in piazza Università il professore Ghini, bolognese, esclamò spaventato con un accento lievemente interrogativo: ''Questo è il terremoto?!" Era appena transitato un autobus dell'azienda municipalizzata e i vetri delle finestre dell'aula avevano cominciato a tremare fragorosamente. Noi studenti ci guardammo interdetti, "Non è così il terremoto?" ci chiese frastornato . Sorridemmo ed uno di noi disse ridendo:"Il terremoto non è così, spesso è silenzioso e a tremare per prime non sono le vetrate o i lampadari... Uno se ne accorge perché tremano le viscere e budella." Chi non lo ha mai sentito non può capire, Chini non lo aveva mai provato, evidentemente. Ognuno se ne fa un'idea diversa e lo sente in modo diverso, ma comune è la sensazione di tempo sospeso, di attesa, per pochi secondi o per alcuni minuti il mondo e il tempo si fermano. Molte cose non hanno più importanza durante una scossa. Anche il naturale istinto di sopravvivenza si placa per qualche istante. Uno aspetta, aspetta che tutto finisca, che tutto trovi un nuovo equilibrio: il terremoto si offre così come una facile metafora del vìvere collettivo e del vivere del singolo: è come un soffio, è come l'alito del demonio, è un attacco di epilessia che la terra di tanto in tanto, si concede. Molti scrittori, non tutti però testimoni in prima persona, lo hanno descritto, o lo hanno usato come metafora: nello spirito barocco era la condanna della vanità, era simbolo, più che causa, di un provabilissimo rovesciamento delle gerarchie e dei valori. Talvolta concedeva appiglio per parlare di altre non accidentali disgrazie sociali portando alle estreme conseguenze gli effetti del terribile cataclisma, II poeta, come l'artista, ha una percezione distorta le cose, filtrata dalla letteratura, che consente d'accedere ad altra verità, ad altre immagini. Quest'anno l'11 gennaio ricorreva il 300° anniversario dell'immane terremoto che distrusse e fece rinascere almeno un terzo della nostra isola. Ricordare un anniversario di per sé è cosa banale, una data può solo essere un pretesto, altre motivazioni sarebbero fuori posto. Altri e in altri luoghi si son preoccupati di ricostruire storicamente gli eventi ( ma non a proposito di Mineo), il nostro compito è solo quello di fornire una pallida traccia di come i poeti si son cimentati in quest'intrigante questo tante tema. Alcuni poeti inseriti in questo libretto hanno scritto prima del cataclisma del 1693, in riferimento ad altre epoche ed altri paesi. Ma questo non muta assolutamente il senso di che ci siam ripromessi, noi del Centro. Macabro, triste? Senz'altro, ma dannatamente utile. Per Réne Thom la catastrofe non evoca l'idea del cataclisma, dell'evento irrazionale, e invece il passaggio da uno stato ad un altro dello stesso sistema, si produce una nuova forma. Si potrebbe analizzare sul piano storico quali e quanti adattamenti si produssero a livello non solo sociale nella nostra città con il terremoto 93, ma come si sa questa è un'altra storia».
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