10 agosto 1996
Acida, mutila passa la luna
Quarta Notte della Poesia
«Sarebbe buona abitudine nell'introdurre un tema partire dalla definizione che ne da uno dei qualsiasi dizionari in commercio. Ecco cosa si può incontrare alla voce notte: " notte [dal lat. nox, noctis]. Spazio di tempo tra il tramonto del sole e il suo sorgere, variabile con la latitudine del luogo d'osservazione e con la declinazione solare ". La notte è uno spazio di tempo. Varia a secondo del luogo geografico d'osservazione. Ma la notte è uno spazio poetico che varia a secondo della temperie culturale, dell'epoca, della sensibilità del poeta. Stesso discorso può essere fatto a proposito della luna. La notte ha un volto talvolta luminoso: la luna, la luna delle serenate, la luna consigliera, la luna foriera di tristi ricordi. Cos'è la luna? "luna [dal lat. luna]. Corpo celeste che gira attorno alla Terra e che riceve la luce dal sole riflettendola sulla Terra ". La luna è il simbolo della poesia notturna, è il simbolo della donna vampiro, pallida e affascinante, pallida parvenza del giorno, la luna è un astro solo per gli stolti e per gli scienziati più aridi. Date un'occhiata alla poesia di Tagore "L'astronomo". Ovviamente la luna può anche essere smascherata come se fosse un inganno melenso da romanzetto rosa o da film di serie C. Di questo se ne occupa la splendida canzone di Bertolt Brecht ( ancora più splendida se ascoltata col commento musicale di Kurt Weill). Ma la notte è anche una figura della mitologia classica, dunque: " Notte. In Esiodo, mitica figlia del Caos, sposa di Èrebo e madre dell'Etere, del Giorno, del Sonno e della Morte ". Ecco la notte è madre del sonno e della morte. Quanti poeti, anche quelli presenti in quest'esigua antologia, hanno usato questa comoda metafora? Con un po' di pazienza, spulciando le poesie qui presenti, (qui è necessario aprire una lunga parentesi: in rigoroso ordine alfabetico abbiamo: Anna Achmatova.russa; Endre Ady, ungherese, ergo mitteleuropeo; Bertolt Brecht, tedesco; Marina Cvetaeva, ancora una russa; Garcia Lorca, spagnolo; Leopardi Giacomo, italiano e cittadino del mondo; Osip MandeI'Stam, ebreo, russo, spiritualmente caucaso-greco e con forti simpatie per il belpaese; Pablo Neruda, cileno ed esule; Anders Österling, svedese; Borìs Pasternàk, russo; Femando Pessoa, portoghese e dunque sublimemente universale; Rubindranath Tagore, indiano; Georg Traki, austriaco e ancor più tragicamente mitteleuropeo di Ady), qui, dicevo, troverete tutto quello che vorrete: vita e morte, gioia e dolore, lacrime e risa, un pacchetto di sigarette e un venti spanne di ottima stoffa di Novgorod. Non siete forse d'accordo con me? Accidenti che mistero è la notte».
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